Secondo il more veneto Capodanno è il 1° marzo. Ecco perché, alla scoperta dell’antico calendario della Serenissima
Avete mai sentito parlare del more veneto, anche m.v.: è la presentazione di una data secondo il calendario della Repubblica di Venezia, in vigore nell’Impero Romano.
In pratica,secondo il more veneto, bisogna tornare indietro di un anno: per il calendario veneziano, infatti, il capodanno era fissato il 1° giorno di marzo, e da questo deriverebbero il 7°, 8°, 9° e 10° mese dell’anno, e cioè settembre, ottobre, novembre e dicembre, partendo con la numerazione a marzo.
Con l’introduzione del calendario gregoriano, l’uso del more veneto nella Repubblica veneziana non venne stravolto e con m.v. nei mesi di gennaio e febbraio si indicavano i mesi dell’anno successivo gregoriano. Per evitare fraintendimenti le date dei documenti venivano all’epoca affiancate dalla dicitura latina more veneto, che sta per “secondo l’uso veneto“.
Per il more veneto, il capodanno veneto, fissato per il primo giorno del mese marzo, era una delle festività ufficiali della Serenissima Repubblica, che idealmente celebrava anche la fine dell’inverno e il risveglio naturale della vita, come per il capodanno cinese.
Questa tradizione vive ancora in alcune zone come l’altopiano di Asiago e in celebrazioni locali del Trevigiano, del Padovano a Onara e del Bassanese, con l’usanza del Bruza Marzo (o Bati Martho o Bati Marzo o ciamàr Marzo), anche con grandi falò realizzati per propiziare l’anno nuovo o, come ad esempio a Valdagno, facendo “Fora Febraro” con i “sciòchi col carburo” (botti provocati facendo scoppiare l’acetilene) e con i bimbi che girano per le strade con pentole e coperchi e trascinando delle lattine vuote affinché il rumore scacci il freddo Febbraio appena concluso.
Allora buon anno nuovo!