Sabato 13 gennaio alle 11.30 una cerimonia pubblica segnerà il ritorno in San Teonisto, antica chiesa trevigiana, di 19 delle 22 opere pittoriche che erano patrimonio dell’edificio monastico sino alla sottrazione napoleonica del 1810
Quando, per effetto dei decreti napoleonici, il monastero benedettino di San Teonisto, nel cuore di Treviso, venne demanializzato, le opere d’arte che monastero e chiesa conservavano vennero confiscate. Finirono dapprima a Parigi, per andare poi a Milano, dove furono distribuite tra Brera e Castello Sforzesco, una fu in seguito destinata a Roma, altre rientrarono a Treviso, al locale Museo Civico.
L’odissea delle opere rientrate “a casa” non era finita. Dal museo trevigiano, che ne era diventato proprietario, le tele furono riposizionate nell’originario luogo di culto. Ma, durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, la chiesa, come gran parte della città, venne colpita da un terribile bombardamento alleato. Recuperati dalle macerie, i dipinti furono trasferiti al Museo Civico che li ha custoditi fino a oggi. Ora tornano sui muri per i quali erano stati dipinti, restituiti nella loro originaria bellezza da un accurato intervento di restauro di cui si è fatta carico la Fondazione Benetton, che consentirà alla cittadinanza di godere nuovamente di queste importanti opere pittoriche.
Le grandi tele furono commissionate nel corso del Seicento dalle monache benedettine che avevano eretto il convento e la chiesa di San Teonisto a illustri pittori dell’epoca quali Jacopo Lauro, Carletto Caliari, Matteo Ingoli, Bartolomeo Scaligero, Pietro della Vecchia, Ascanio Spineda, Alessandro Varotari detto il Padovanino, Matteo Ponzone, Paolo Veronese e Antonio Fumiani.
A rendere possibile l’evento del loro rientro, per molti versi storico, è il completo restauro di San Teonisto, voluto e finanziato da Luciano Benetton, che ha riconsegnato alla città un importante patrimonio storico per lo svolgimento di attività culturali. Il complesso intervento di recupero dell’edificio, iniziato alla fine del 2014 e affidato alla cura e alla creatività dell’architetto Tobia Scarpa nel solco del suo fertile sodalizio con il Gruppo Benetton, ha restituito un’architettura rinnovata, ma capace di raccontare i segni del passato di luogo consacrato, poi gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1944 e spogliato dei suoi arredi, e infine dimenticato. Successivamente sconsacrato e adibito a usi diversi, l’edificio è stato gestito dal Comune di Treviso fino all’acquisizione, nel 2010, da parte di Luciano Benetton che successivamente l’ha donato alla Fondazione Benetton Studi Ricerche per farne un luogo di cultura in grado di ospitare eventi di respiro internazionale.
Ora, grazie a un accordo trentennale tra il Comune di Treviso e la Fondazione Benetton, i muri della Chiesa di San Teonisto ritrovano il loro patrimonio d’arte che potrà nuovamente essere ammirato dal pubblico nella cornice originaria. Nel rendere concreto l’ambizioso progetto di ricollocazione ha avuto parte decisiva anche la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso.
I dipinti inizialmente sottratti a San Teonisto erano 22, taluni di grandissime dimensioni. A tornare sono oggi “solo” 19 di essi, anzi 18 perché una delle pale d’altare, “Le nozze di Santa Caterina” del Lazzarini, inserita nelle esposizioni stabili della Pinacoteca Civica, resta nelle sale dei Musei Trevigiani. In sostituzione di essa, dalla Pinacoteca giunge però la pala della “Madonna del Rosario e i santi Domenico e Rosa” di Jacopo Lauro. Una sostituzione per nulla casuale. Questa pala, infatti, era già stata collocata in San Teonisto allorché un dipinto della stessa chiesa, il “Martirio di Santa Giuliana” era finito al Castello Sforzesco di Milano, dove ancora è conservato.
All’appello mancano ora tre capolavori. Oltre al già citato “Martirio di Santa Giuliana” di Jacopo Lauro, ora di proprietà dello Sforzesco, la pala dell’altare maggiore di Jacopo Palma “Martirio dei Santi Teonisto, Tabra e Tabrata” (1603) finita nella chiesa di Brusuglio, poi danneggiata da un incendio e trasferita nella Galleria di Brera per essere restaurata. La terza delle opere mancanti, “Le Nozze di Cana” di Paolo Veronese e bottega (1580), è custodita nella Sala Gialla di Palazzo Montecitorio.
«La famiglia Benetton ha restituito dignità a questa antichissima chiesa e ha voluto affidarla alla nostra Fondazione perché la faccia vivere» commenta Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton. «La restituzione a San Teonisto delle sue opere, da parte del Comune di Treviso, è un atto di amore e responsabilità che completa quello del signor Luciano che di questa chiesa abbandonata ha voluto farsi carico. In un momento così importante non posso nascondere un sogno» continua Tamaro «che anche il gioiello maggiore di San Teonisto torni a casa. Mi riferisco alla lunetta di Paolo Veronese raffigurante “Le Nozze di Cana”, oggi “esiliata” a Montecitorio, sede della Camera dei deputati. Quella tela è entrata nelle collezioni di Brera per decreto di Napoleone Bonaparte, finendone confinata nei depositi. Successivamente è stata concessa a Roma per ornare le pareti di un luogo di passaggio e di incontro in Montecitorio. Credo che oggi ci siano le condizioni culturali e strutturali perché questo nostro capolavoro torni a casa. Naturalmente, ferma la “proprietà” che su di esso, da oltre due secoli, ha diritto di vantare il Museo di Brera. Così come mi auguro possa gradualmente avvenire anche per il Palma che da tempo resta a Brera in attesa di restauro, sempre che non venga destinato alla chiesa milanese che lo aveva temporaneamente ospitato, e per il “Martirio” di proprietà del Castello Sforzesco».
«Un ritorno che ci rende felici e orgogliosi» è il commento del sindaco di Treviso, Giovanni Manildo «conseguenza del sentimento che lega un cittadino illustre, come Luciano Benetton, alla sua città e che sento di ringraziare di cuore a nome dell’intera comunità. Un ritorno che completa un intervento straordinario che restituisce a Treviso un pezzo importante del suo patrimonio artistico e culturale. Un risultato reso possibile grazie all’attività di Fondazione Benetton Studi Ricerche che costituisce uno dei soggetti promotori della candidatura di Treviso a Città della Cultura nel 2020. Un ringraziamento particolare va poi all’assessore ai beni culturali, Luciano Franchin, e agli uffici del settore cultura che con Fondazione hanno sottoscritto la convenzione grazie alla quale i teleri da oggi potranno essere ammirati nuovamente da tutti i visitatori nel loro luogo natale».
In occasione del rientro delle opere in San Teonisto, la Fondazione organizza alcuni momenti pubblici per riscoprire quest’ingente patrimonio artistico.
Si inizierà sabato 13 gennaio alle ore 11.30 con la cerimonia del tradizionale taglio del nastro, alla presenza del presidente della Fondazione Benetton, Luciano Benetton, del sindaco di Treviso, Giovanni Manildo, e di rappresentanti delle istituzioni coinvolte: la cerimonia sarà seguita da un momento musicale che vedrà protagonisti Stefano Trevisi al clavicembalo e Anna Tonini al flauto traverso, interpreti di musiche di Bach.
Da lunedì 15 a sabato 20 gennaio alle ore 18 sono in programma delle visite guidate tenute da esponenti della cultura trevigiana: Elisabetta Gerhardinger, conservatore Musei civici di Treviso; Luca Majoli, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso; don Paolo Barbisan, direttore dell’Ufficio diocesano per l’arte sacra e i beni culturali; Marta Mazza, direttrice Museo Nazionale Collezione Salce; Eugenio Manzato, storico dell’arte.
Tutte le visite saranno seguite, alle ore 19, da un breve concerto per pianoforte, in collaborazione con il Conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto. Le esecuzioni saranno affidate a Davide Amoroso, Giulia Spagnol e Anna Lerose (15 gennaio, musiche di Chopin, Brahms); Paolo Tirro e Chinami Matsushima (16 gennaio, musiche di Chopin, Brahms, Beethoven); Alice Rampazzo e Maria Cristina Pezzolato (17 gennaio, musiche di Clementi, Schubert); Olga Gavryliuk e Giacomo Menegardi (18 gennaio, musiche di Haydn, Chopin); Sara Mannarini e Beniamino Iozzelli (19 gennaio, musiche di Debussy, Chopin, Schumann); Massimiliano Grotto e Laura Pinnella (20 gennaio, musiche di Haydn, Liszt). Il Conservatorio Agostino Steffani è l’università della musica della provincia di Treviso e con questo spirito continua a promuovere un dialogo con i principali enti del territorio. Questo carnet di concerti rafforza la collaborazione con la Fondazione, partner dello Steffani già nel progetto Oltre la scena.
Nei giorni delle visite guidate la chiesa aprirà dalle ore 17.
Informazioni e prenotazioni: tel. 0422 5121, www.fbsr.it