Il professor Carlo Foresta: “Se, durante i nostri controlli negli eventi, si evidenzia l’infezione il giovane viene subito affiancato da uno psicologo e portato in ospedale e seguito dall’Unità operativa di malattie Infettive diretta dalla Dott.ssa Cattelan”.
Circa 15.000 italiani sono positivi all’Hiv, ma i loro casi non sono ancora stati diagnosticati. Tra di essi, circa seimila sono già nella fase avanzata. L’82,8% dei malati non ancora diagnosticati sono maschi e hanno contratto il virus per via sessuale. A riportare questi dati sono i ricercatori dell’Istituto superiore di sanità in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Eurosurveillance.
Un allarme sociale, quello dell’Hiv, che da sempre è al centro dell’attenzione della Fondazione Foresta Onlus di Padova. I dati sono allarmanti. Li ricorda il professor Carlo Foresta, citando il Rapporto annuale sull’Aids in Veneto, redatto dalla Direzione prevenzione della Regione: sono oltre 13.000 i sieropositivi in Veneto e dal 2010 il numero di nuove infezioni si è stabilizzato tra i 250 e i 300 casi, ma la malattia è presente e pericolosa e in quanti sono malati senza saperlo?
Per sensibilizzare la popolazione giovanile e combattere la diffusione del virus la Fondazione Foresta nel corso degli ultimi anni ha incontrato più di un migliaio di giovani nel bel mezzo di eventi e locali: ai Navigli, al Pride Village, al Vintage Festival e alla Corri per Padova, all’Aperishow. Per tutti, un test campione con agopuntura e in quindici minuti l’esito.
“In serate come queste, purtroppo, negli ultimi mesi abbiamo riscontrato la positività per una decina di ragazzi: sono percentuali altissime rispetto alla media nazionale”, rivela Foresta. “Immediatamente il giovane viene affiancato da uno psicologo, scoprire che hai l’Aids ti cambia la vita. Poi viene portato la notte stessa in ospedale in ambulanza e qui gli viene spiegato tutto l’iter da seguire dal punto di vista medico”.
Dagli anni ’90 l’Aids dal punto di vista mediatico sembra essere entrato in una zona d’ombra, grazie ai progressi della medicina che hanno permesso un notevole calo di mortalità.
“Non dobbiamo però dimenticare o sottovalutare il problema ma incentivare momenti culturali di confronto e di sensibilizzazione e prevenzione” chiosa Foresta.